Gilda Zazzara: Operai anfibi, acque nocive: appunti sul rapporto tra lavoratori e acque a Porto Marghera

Abstract:

Nel progetto politico ed economico che ha condotto all’invenzione di Porto Marghera, le acque – del mare, della laguna, del sottosuolo – sono state un elemento decisivo. Una risorsa simbolica (il dominio imperialistico di Venezia sull’Adriatico) ma soprattutto una risorsa materiale per la realizzazione del disegno industriale: infrastruttura per l’approdo delle materie prime, componente fondamentale di lavorazioni altamente idrovore, sterminato bacino di scarico di rifiuti liquidi e solidi. Questo rapporto strumentale ed estrattivo con le acque ha cominciato ad essere messo in discussione solo a partire dalla fine degli anni ’60: prima dall’ambientalismo borghese della città storica e poi da quello operaio delle fabbriche. L’intervento affronterà diversi momenti ed espressioni della cultura operaia dell’“acqua industriale”: dalle prime opere di bonifica alle lotte contro la nocività degli anni ’70; dalla battaglia contro lo scarico a mare dei “fanghi” chimici negli anni ’80 alla curiosa vicenda dello “stagno del petrolchimico”.

Gilda Zazzara è ricercatrice in Storia contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove insegna Storia del lavoro e del movimento operaio. Dal prossimo anno accademico (2020-2021) insegnerà Storia ambientale nell’ambito del nuovo corso di laurea in Environmental Humanities, occupandosi dei conflitti tra lavoro e ambiente. Si è interessata di storia della storiografia italiana, con particolare riguardo alla rifondazione della storiografia sul movimento operaio dopo il fascismo, e di culture operaie e sindacali del Nordest, tra piccola e grande impresa. Segue qui